Titolo Originale: The White Queen
Autrice: Philippa Gregory
Editore: Sperling & Kupfer
Trama: 1464: Elisabetta Woodville è l'affascinante figlia di un nobile inglese, sostenitore del reale casato dei Lancaster. Ancora giovane, ha perso il marito che combatteva a fianco del re Enrico VI e ora, dopo l'ascesa al trono degli York, si ritrova spogliata dei suoi possedimenti e sola con due figli maschi in tenera età. Decisa a rivendicare il proprio patrimonio per poter condurre una vita onesta e indipendente, incontra il nuovo sovrano e gli espone a testa alta la propria causa. La sua bellezza sfolgorante e il suo atteggiamento indomito conquistano all'istante il ventiduenne Edoardo IV che, incapace di resisterle, la sposa in gran segreto. E da questo momento la vita di questa donna coraggiosa imbocca un vorticoso destino, mentre i suoi due figli, rinchiusi nella famigerata torre di Londra e poi misteriosamente scomparsi nel nulla, diventano il fulcro di un enigma che per secoli ha sconcertato generazioni di studiosi.
Avviso: questa recensione contiene un commento personale sul libro. Userò il titolo originale dell'opera per tutta la recensione. Potrebbe contenere spoiler.
In attesa di riuscire a comprare il secondo libro della saga di Hunger Games, mi sono letta La Regina della Rosa Bianca (The White Queen) di Philippa Gregory.
Comprai il libro spinta dalla curiosità che mi aveva instillato la serie tv, che oltretutto avevo trovato interessante e ben fatta sotto molti aspetti.
Al contrario, ho trovato il libro noioso oltre ogni dire.
Sebbene abbia apprezzato la scelta della Gregory di utilizzare un linguaggio dell'epoca, rispetto a uno più "modernizzato", trovo che sia stata una scelta molto coraggiosa ma anche a doppio taglio. Un linguaggio come quello usato dalla Gregory per descrivere il libro può risultare pesante e, a lungo andare, noioso, soprattutto se non supportato dalla trama.
E il problema di fondo che ho riscontrato in questo libro sta proprio lì. Nella trama.
Il periodo storico scelto, ovvero la Guerra delle due Rose, è davvero molto interessante, ricco di battaglie e intrighi di corte. E la cosa buona della Gregory è che sa incuriosire: durante la lettura (e anche prima, in effetti, quando guardavo la serie tv) sono andata a cercare informazioni sulla Guerra, su Elisabetta, su Edoardo e tutti gli altri personaggi. Il problema è che, in The White Queen, gli eventi sono narrati come una semplice successione di fatti inframezzati dai pensieri di Elisabetta, oltretutto spesso ripetuti più di una volta (cosa, questa, che ho trovato quantomeno irritante).
L'idea che ho avuto per quasi tutta la lettura era di avere tra le mani qualcosa che fosse un ibrido tra un libro di storia e un romanzo, ma non riuscisse a decidere quale dei due essere. E alla fine tutto ciò si è rivelato come una lunga e noiosa lezione di storia.
Inoltre, il libro è scritto tutto dal punto di vista di Elisabetta, quindi in prima persona; eppure lei riesce a raccontare con precisione assoluta azioni, dialoghi e persino pensieri di personaggi che in quel momento non erano con lei. Descrive minuziosamente la battaglia di Edoardo contro Richard Neville, o i pensieri di suo fratello Anthony in punto di morte, ma lei non può sapere tutto ciò con una precisione così assoluta perché non vi ha assistito e nemmeno il suo dono della preveggenza è così specifico. Eppure, Elisabetta narra questi eventi e li commenta anche, come se la Gregory abbia avuto un accenno di ripensamento alla scelta della prima persona, ma non tale da rendere il capitolo (o comunque la scena in questione) interamente in terza.
In conclusione, un libro che mi ha delusa. Forse avevo troppe aspettative, dato che il telefilm l'ho apprezzato davvero moltissimo, ma sta di fatto che mi sono annoiata al punto dal fare il conto alla rovescia delle pagine che mancavano alla fine. Ho persino esultato quando ho scoperto che, in effetti, erano molte meno e quelle che mancavano erano soltanto una nota finale dell'autrice e la bibliografia che ha consultato per scrivere il romanzo.
Un vero peccato, considerando il fascino del periodo storico e dei suoi personaggi.
Comprai il libro spinta dalla curiosità che mi aveva instillato la serie tv, che oltretutto avevo trovato interessante e ben fatta sotto molti aspetti.
Al contrario, ho trovato il libro noioso oltre ogni dire.
Sebbene abbia apprezzato la scelta della Gregory di utilizzare un linguaggio dell'epoca, rispetto a uno più "modernizzato", trovo che sia stata una scelta molto coraggiosa ma anche a doppio taglio. Un linguaggio come quello usato dalla Gregory per descrivere il libro può risultare pesante e, a lungo andare, noioso, soprattutto se non supportato dalla trama.
E il problema di fondo che ho riscontrato in questo libro sta proprio lì. Nella trama.
Il periodo storico scelto, ovvero la Guerra delle due Rose, è davvero molto interessante, ricco di battaglie e intrighi di corte. E la cosa buona della Gregory è che sa incuriosire: durante la lettura (e anche prima, in effetti, quando guardavo la serie tv) sono andata a cercare informazioni sulla Guerra, su Elisabetta, su Edoardo e tutti gli altri personaggi. Il problema è che, in The White Queen, gli eventi sono narrati come una semplice successione di fatti inframezzati dai pensieri di Elisabetta, oltretutto spesso ripetuti più di una volta (cosa, questa, che ho trovato quantomeno irritante).
L'idea che ho avuto per quasi tutta la lettura era di avere tra le mani qualcosa che fosse un ibrido tra un libro di storia e un romanzo, ma non riuscisse a decidere quale dei due essere. E alla fine tutto ciò si è rivelato come una lunga e noiosa lezione di storia.
Inoltre, il libro è scritto tutto dal punto di vista di Elisabetta, quindi in prima persona; eppure lei riesce a raccontare con precisione assoluta azioni, dialoghi e persino pensieri di personaggi che in quel momento non erano con lei. Descrive minuziosamente la battaglia di Edoardo contro Richard Neville, o i pensieri di suo fratello Anthony in punto di morte, ma lei non può sapere tutto ciò con una precisione così assoluta perché non vi ha assistito e nemmeno il suo dono della preveggenza è così specifico. Eppure, Elisabetta narra questi eventi e li commenta anche, come se la Gregory abbia avuto un accenno di ripensamento alla scelta della prima persona, ma non tale da rendere il capitolo (o comunque la scena in questione) interamente in terza.
In conclusione, un libro che mi ha delusa. Forse avevo troppe aspettative, dato che il telefilm l'ho apprezzato davvero moltissimo, ma sta di fatto che mi sono annoiata al punto dal fare il conto alla rovescia delle pagine che mancavano alla fine. Ho persino esultato quando ho scoperto che, in effetti, erano molte meno e quelle che mancavano erano soltanto una nota finale dell'autrice e la bibliografia che ha consultato per scrivere il romanzo.
Un vero peccato, considerando il fascino del periodo storico e dei suoi personaggi.
Alla prossima recensione!
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